Vincenzo Moino
26 MAGGIO 1899 - 31 MAGGIO 1944. Nato a Melma in provincia di Treviso (oggi Silea). Partecipò come artigliere alla
Prima guerra mondiale e durante gli anni Venti lasciò la sua terra d'origine, emigrante verso Milano, dove conobbe
Vittorina Fabris, sarta alla Scala, che sarebbe divenuta sua moglie e dalla quale ebbe sette figli, di cui l'ultimo nacque
dopo la sua cattura e che quindi non conobbe mai. La famiglia si trasferì a Monza in una casa di via Spalto Piodo 8.
Manteneva la numerosa famiglia lavorando come muratore alla Breda IV sezione, dove non mancò di far trasparire il
proprio antifascismo e di partecipare alla diffusione di volantini clandestini. Fu proprio sul posto di lavoro che venne
arrestato il 28 febbraio 1944 con un'operazione mirata verso la sua persona, generata probabilmente da una soffiata. Le
SS tedesche lo portarono prima a casa sua, dove perquisirono tutti i locali e trovarono anche alcuni manifestini che
divennero prova d'imputazione; successivamente fu interrogato presso il comando germanico di Monza. Al momento
dell'arresto Moino era riuscito ad awisare il figlio Bruno che fece in tempo a vederlo salire ammanettato sul tram della
linea Monza-Milano, scortato da due tedeschi che lo avrebbero condotto a S. Vittore. Poco più di una settimana dopo si
trovava sul trasporto partito l'8 marzo dal campo di transito di Fossoli. La moglie di Moino cercò di vederlo in carcere per
fargli avere vestiti e cibo, e come tante altre si sobbarcò il viaggio con mezzi di fortuna a Fossoli, ma non ebbe mai la
possibilità di avere un contatto con lui. Arrivò a Mauthausen l'11 marzo, matricola 57280, schutzhaftlinge. Vincenzo
Moino morì a Gusen, il "lager degli italiani", il 31 maggio 1944 alle ore 6.00; il suo corpo venne incenerito il giorno dopo
nel crematorio del campo.