Vi furono incarcerati centinaia di antifascisti e partigiani.
Il 16 marzo 1945, in seguito all'uccisione di un maresciallo tedesco mentre passeggiava con una giovane donna, di cui esecutore e motivazioni restano sconosciute, furono condotti in via Silvio Pellico nello stesso luogo dell'assassinio, cinque giovani reclusi nel carcere di Monza per attività antifasciste: Pietro Colombo, Luigi dell'Orto, Giovanni Inzoli, Giuseppe Malfasi e Gianfredo Vignati, e lì fucilati per rappresaglia.
I tedeschi obbligarono i passanti, tra cui alcuni bambini, ad assistere alla strage.
Qui Oreste Ghirotti, partigiano combattente della 1a Brigata GAP, arrestato su delazione il 18 febbraio 1944 a Milano, fu sottoposto alle più atroci sevizie sino al giorno 22, quando riuscì a togliersi la vita nel timore di cedere alle torture e di compromettere i suoi compagni.
Anche alcuni edifici adiacenti al carcere, facenti parte del Vecchio Macello, venivano utilizzati per gli interrogatori degli antifascisti prigionieri.
Qui operavano i collaboratori di Gatti con a capo il torturatore Giuseppe Maragni.
Il partigiano Licinio Piccardi ricorda: “In un locale del vecchio Macello, con le pareti imbottite come certi locali dei manicomi, su una parete un grande drappo nero, con teschio e tibie incrociate e sotto il motto “Me ne frego!”; sul drappo erano appese fruste con corde annodate, manganelli, scudisci e sacchetti di sabbia con lunghe corde; il pavimento era chiazzato di sangue e così pure la sedia su cui dovetti sedermi.
Vi erano sei o sette brutti ceffi che chiusero le finestre ad un cenno del loro capo, il commissario Maragni, durante l’interrogatorio staccarono gli strumenti di tortura ...”.
Il ricercatore storico Pietro Arienti, autore di numerosi testi sulla resistenza in Brianza, afferma: «Nei feudi personali dei Siegfried Werning, dei Luigi Gatti, dei Giuseppe Maragni, tenendo conto per la Brianza del numero dei deportati, dei giustiziati, dei renitenti, di chi al 25 aprile 1945 giaceva ancora nelle carceri di Monza o San Vittore, di chi vi passò pur essendo stato arrestato fuori dalla Brianza, è lecito supporre che, seppur in modo indicativo, non meno di cinquecento persone vi transitarono e forse il numero è in difetto».