Era uno studente della Facoltà di chimica all’Università di Milano (che gli ha
dedicato una lapide).
Il padre era un generale di Cavalleria, la madre,monzese,
una dama di compagnia della regina Elena.
Dopo l’8 settembre Tacoli lasciò il
reggimento di artiglieria, dove prestava il servizio militare, rifiutò di aderire alla
repubblica sociale e, con ìl fratello Federico, iniziò la sua vita partigiana,
raggiungendo le prime “bande” che si andavano formando sui monti del Friuli.
Questi gruppi divennero in seguito le divisioni della “Osoppo-Friuli”.
Mancavano
quasi totalmente di armi e Tacoli si impegnò in molte azioni pericolose di
recupero di armamenti e trasporto nei luoghi stabiliti.
Partecipò a sabotaggi
contro le ferrovie per bloccare il trasporto delle armi dei tedeschi nel tentativo di
recuperarne una parte.
L’intenzione era di non dar tregua ai nemici.
Presto
iniziarono perquisizioni e rastrellamenti da parte dei tedeschi e delle loro spie
fasciste.
Alcuni giovani tornarono a casa pur mantenendo sempre i collegamenti
tra loro.
Ferdinando continuò a recuperare armi, trasportandole, travestito da
carrettiere, su carri trainati da buoi.
Il numero dei partigiani aumenta: la brigata
Osoppo diventa una divisione di cinque brigate.
Azioni di sabotaggio e guerriglie
continuano senza sosta.
In una di queste azioni Ferdinando, che ha il comando
di una squadra, è ferito una prima volta al petto.
Ordina il ripiegamento della
squadra e rimane da solo a fronteggiare i nemici: riesce a fermarli mentre i suoi
compagni si mettono in salvo.
E’ nuovamente colpito alla testa e muore.